SIGNOR PRESIDENTE

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26 settembre 2019

Osservatorio Il Sistema Elettorale

SIGNOR PRESIDENTE

Per il rispetto che porto alle istituzioni mi sono imposto di rivolgermi a Lei in modo deferente. Non posso pero’ tradire la mia abitudine alla chiarezza. Gli eventi di queste ultime ore, che hanno visto tra l’altro la costituzione di nuovi gruppi parlamentari, mi hanno confermato che la Sua gestione della crisi di governo è stata del tutto inappropriata se non addirittura fallimentare. L’accanimento terapeutico che ha posto in essere sin dall’indomani delle elezioni del 18 marzo 2018 oggi appare più evidente se si sposta l’asse sul versante storico degli interessi congeniti della sinistra catto-comunista d’antan dove tutti riescono improvvisamente a compattarsi contro inesistenti fantasmi del passato. Lei, Signor Presidente, si è costantemente nascosto dietro le pieghe della nostra Costituzione e,volutamente, dico NOSTRA, di tutto il popolo italiano, e non solo del Presidente della Repubblica che ha l’obbligo, e non la facoltà, di applicarla in ordine ai fatti presenti sulla scena politica nazionale.

Il ritornello secondo cui la Carta va seguita alla lettera e preservata da ogni forma di contaminazione appare del tutto fuori luogo specie quando lo spettacolo da lupanare dato dai politici ufficiali e da quelli virtuali, forse con più poteri dei primi, si protrae troppo a lungo senza che Ella accenni a muovere uno zigomo neanche per sbaglio. Se la Costituzione, come il Quirinale sostiene, deve essere applicata in forma talebana a prescindere dai fatti e dalle persone che sono sul terreno politico, anche quando queste hanno dato ampie e ripetute prove di inefficienza, incapacità, inaffidabilità, significa che il popolo è relegato ad un ruolo del tutto secondario la cui sovranità è puramente teorica e non merita alcuna attenzione; da cio’ consegue anche che dalla partitocrazia e dal parlamentarismo, mali endemici consolidati del nostro Paese, non usciremo mai quand’anche la carica più prestigiosa dello Stato continua ad alimentarli con decisioni oscure e percio’ non accettabili. Il ricorso al voto non è una disgrazia ma un esercizio di democrazia, specie quando i partiti politici non riescono a trovare accordi lineari e comprensibili all’elettorato; il voto in tali casi rappresenta un modo per sedimentare le tensioni e trovare accordi preventivi e compromessi che, se forzati in Parlamento, determinano quegli effetti a cui oggi assistiamo sgomenti. Anche la Spagna attraversa un periodo di turbolenza partitica ma in quel paese si é votato tre volte negli ultimi tre anni e si voterà ancora a novembre per la quarta volta. Non mi sembra né una cattiva idea né che la democrazia iberica venga messa in pericolo, come avviene in Italia dove si tende a gridare quando il possibile vincitore potrebbe essere del partito avverso.

Non posso pensare che la scissione del Senatore Renzi l’abbia colta di sorpresa, Signor Presidente, perché sarebbe davvero imperdonabile ma tutto sommato giustificabile. Se, al contrario, di quello strappo era al corrente e l’ha volontariamente ignorato, avallando la nascita di un Governo non più espressione dei colloqui che Ella ha condotto secondo le regole contenute nella Carta Costituzionale, si pone un problema serio che in America si chiama “impeachment” .

Ignoro i rapporti che intrattiene con il Senatore Renzi ma tutti ricordano come l’allora segretario PD l’abbia condotta alla Presidenza della Repubblica . La forza della casta si misura proprio attraverso questo tipo di eventi.

In tutte le sedi dove ho avuto modo di esporre le mie idee ho sempre sostenuto che, contrariamente a quanto pensa la vulgata comune, l’Italia non ha mai avuto una “Seconda Repubblica” e tanto meno un “Terza Repubblica” essendo sempre rimasta saldamente ancorata nella “Prima” per via di quel 25% di proporzionale contenuto nella legge che Le fu chiesto di scrivere a seguito del referendum popolare del ’92 e che da allora in poi ha consentito a quella casta di riprodursi e di dettare ancora oggi i tempi di una politica diventata nauseabonda.

Costantino Mortati, allievo prediletto di Panunzio, che insieme ad altri fu padre della Costituzione, del quale ha sicuramente una conoscenza molto più profonda della mia, spiegava che il compito del Presidente della Repubblica é quello di “verificare l’armonia fra l’orientamento del corpo elettorale e la maggioranza parlamentare che esprime il governo. L’istituto dello scioglimento anticipato delle camere é stato concepito per essere adottato nel momento in cui non vi è tale armonia”. Dallo stucchevole giochino di palazzo al quale ha voluto dare legittimazione è nato un Governo che rappresenta l’esatto contrario di quella armonia.

Signor Presidente si è reso conto che ha assecondato la formazione di un governo i cui protagonisti più noti sono dei bugiardi patentati ? Si è reso conto che i partiti che compongono la nuova maggioranza hanno chiaramente manipolato il loro DNA pur di convolare a nozze ? Si è reso conto che ha collaborato attivamente all’eutanasia di un partito che, bene o male, rappresentava in modo residuale la grande sinistra italiana ? Si è reso conto che con il suo avallo ha messo in moto un processo di ribellione che un popolo mite come quello italiano finirà per tradurre in ira nella cabina elettorale o, se il voto dovesse tardare, nelle piazze delle nostre città ?

Per il bene di tutti mi auguro che lei possa porre rimedio a tutte queste gravissime anomalie. Ma ho i miei dubbi. Molti dubbi.

 

Mario Travaglini

26/09/2019