GUERRA AL TERRIBILE VIRUS CHE UCCIDE e incontro a sorpresa con Lu ‘ddu botte

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GUERRA AL MOSTRO BRUTALMENTE DEMOCRATICO
CHE MALTRATTA TUTTI ALLO STESSO MODO

 di Marcello Martelli

Non si salva neppure l’America dello scettico Trump, dove per cominciare (e per dispetto), ha spento le mille luci di New York. Qui a salvarci sarà il valore ritrovato del Tricolore, dell’Inno di Mameli e della nostra Storia. Persino il premier Macron lo conferma, copiando con ritrovata umiltà il “modello Italia” contro il virus. Vuol dire che, con Patto di Stabilità e gaffe di Madame Lagarde, butteremo dalla finestra tutto ciò che sembrava intoccabile e adesso Coronavirus sta mandando a rotoli in questa guerra senza quartiere.
Con i Giganti ora al seguito di questa nostra Italietta che, quando vuole, sa ritrovare l’orgoglio nazionale. Mentre ad uno ad uno cadono vecchi dogmi e demagogiche follie, che hanno minato il nostro tessuto sociale, rovinando scuola, università, sanità, convivenza. Ma il mondo gira e si ricomincia, a partire dalla Sanità. Dove con troppe vittime e tanti malati negli ospedali che scoppiano, abbiamo finalmente capito che il “numero chiuso” degli aspiranti medici non è stato una saggia scelta di politica universitaria, ma un dissennato disastro nazionale. Adesso si cambia passo e, con l’emergenza, arriva la luce dell’arcobaleno sul nuovo mondo della Sanità, dopo i folli tagli lineari e il “sempre meno personale” del vecchio andazzo. Intanto, il Coronavirus non si ferma, ma con la ritrovata unità nazionale, torniamo a riflettere un po’ e andiamo avanti, ricordando a noi stessi, che prima di Fiorello, toccò al filosofo Pascal lanciare uno spot per dire che tutta la nostra infelicità dipende dal fatto che non sappiamo vivere tranquilli in casa nostra. Dove ora siamo, dedicandoci alla riscoperta del passato, fra vecchi libri e abitudini dimenticate.
Dopo che in questi anni difficili, proprio lo Stato ha fatto di tutto per rendercela nemica, la casetta, trasformandola in un vorace bancomat fiscale. Ma ora, fra tasse cancellate e cartelle sospese, saranno i governanti a guidare la riscossa. Speriamo. Magari richiamando in servizio gl’imprenditori che, prima del reddito di cittadinanza senza lavoro, sapevano creare occupazione e benessere. Ma ora pensiamo al ruscelletto governativo dei nostri 25 miliardi, che sono pochi, pochini al cospetto dei fiumi di dollari, marchi e franchi di Trump, Merkel e Macron. Riflettiamo su “Cura Italia”, decreto varato con tempi e ripensamenti, quasi come al solito. Segno che neppure il virus omicida riesce a domare la nostra politica parolaia e bollente. Tant’è che qualcuno pensa ai militari, non per occupare il Palazzo, solo per rafforzare i controlli, continuando a sorprendere Germania e Francia, che per giorni hanno irriso le nostre paure e ora inseguono il nostro modello.
Almeno questa soddisfazione per noi militarizzati in casa. Dove si sta ricomponendo la famiglia e i giovani tornano a parlare con i vecchi, dopo che -è Francesco Alberoni a ricordarcelo-, “tutta la società negli ultimi 30 anni ha distrutto qualsiasi regola”, con “la morale del ‘fai quello che ti pare, tanto nessuno ti può rimproverare”. Così dal mondo globale, che genera emergenza, torniamo alle nostre sicure eccellenze a km 0.

 

( QUOTIDIANO LA CITTA’ 21marzo  2020)

PASSEGGIATA VICINO CASA  TRA SILENZIO SURREALE NEL QUARTIERE DESERTO
E INCONTRO A SORPRESA CON  “LU ‘DDU BOTTE”

Vita all’aperto nel mirino. E diventano un privilegio respirare aria fresca e sgranchire un po’ le gambe. Questa è la cronaca dell’ultima passeggiata lungo il solito itinerario vicino casa, dove incontro solo silenzio e auto in sosta. Niente traffico e, ogni tanto, qualche persona sconosciuta che cammina dialogando con il cagnolino.
Il Coronavirus ha svuotato le strade del quartiere e la passeggiata solitaria può aggrapparsi solo ai pensieri della memoria, passando in rassegna i mille coriandoli colorati di altri giorni vissuti. E “da vivere”. Con eventi così forti e imprevisti, è saggio non scendere dalla scialuppa salvifica, continuando a navigare con fiducia e speranza. Così la sfida diventa motivante, per immaginare un “dopo” che incoraggia e gratifica. Niente di meglio per una passeggiata deserta e senza gente nel silenzio spettrale che avvolge case e balconi del quartiere. Dove non ascolto canti né vedo persone affacciate, come a Napoli.
Qui il Coronavirus non merita neppure una nota di allegria. Ma dalla campagna sottostante, improvvisamente, sale inatteso il suono melodioso e frizzante del redivivo “ddu botte”, mitico organetto che, con saltarelli e tarantelle, a lungo si è reso protagonista della nostalgica mondanità festaiola dei nostri nonni. Vale una sosta. Mi fermo. E ascolto ammaliato indimenticate melodie popolari, che dalla casa contadina in fondo al declivio si diffondono per la campagna, azzerando il silenzio inquietante del quartiere. Bastano quelle note allegre e spensierate, che riaffiorano da lontane reminiscenze confortanti, per riaccendere i riflettori di un mondo senza barriere.
Con volti cari e ricordi lontani che la melodia rassicurante de “lu ‘ddu botte” aiuta a rivivere, allontanando le ombre minacciose di questi giorni surreali. Più che mai innamorato della vita, nel profondo sento che il Grande Regista, nonostante tutto, non lascia mai completamente sola questa nostra valle di lacrime. E ne approfitto per rivolgergli la preghiera beneaugurante del Dalai Lama, che dice: “Dona a chi ami ali per volare, radici per tornare e motivi per rimanere”. In un mondo, come il suono intramontabile e ottimista dell’organetto, sempre allegro e spensierato
 (Marcello Martelli)


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