La tetempistica per il Recovery Fund
A BABBO MORTO
L’atteso incontro in teleconferenza tra i Capi di Governo, caricato alla viglia di grandi aspettative, si è -invece- concluso senza novità di rilievo che il nostro Primo Ministro, con una fugace apparizione televisiva, ha venduto come un ulteriore straordinario risultato per l’Italia, attribuendosene il merito. Non mi pare che i fatti possano dargli ragione. Vediamo come in realtà stanno le cose. In pratica il Consiglio europeo si è limitato a ratificare il pacchetto di misure predisposto dall’Eurogruppo (Mes, Bei, Sure, http://www.civilta-italiana.eu/slide-ultimi-articoli/arrivera-il-mes-sia/ ) ed ad assegnare ad esso la data operativa del primo giugno. Ha inoltre preso impegno a lavorare sulla proposta del Presidente francese tesa ad introdurre un nuovo strumento capace di aiutare la ripresa economica (Recovery Fund) ; a tal fine ha incaricato la Signora Von Der Leyen di predisporre entro il sei maggio una ipotesi di variazione al bilancio pluriennale dell’Unione 2021-2027 nel quale possa trovare posto il nuovo fondo. L’unico punto sul quale c’è stata convergenza è sul nome; nessuna intesa, invece, su come finanziarlo (prestiti o fondo perduto), sulla somma totale da mettere a disposizione, sulle finalità, sui modi e sui tempi di erogazione, sui modi e sui tempi di restituzione qualora si dovesse optare per i prestiti.
Insomma oltre al bel nome c’è per il momento il nulla. Come dire: abbiamo la cornice ma non il quadro. Su Eurobond, Coronabond, condivisione dei debiti neppure una parola, né in tedesco, né in olandese, né in francese. Considerato che per il momento non sono state fornite spiegazioni proviamo a porre a chi ci rappresenta qualche quesito tecnico :
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a) come viene sostenuta la garanzia che dovrà supportare il fondo ? Sarà unica, nel senso di solidale ? Oppure singola, nel senso che ogni Paese ne presenta una in proprio? Il primo caso mi sembra di difficile realizzazione in quanto i cosiddetti paesi intransigenti l’hanno già rifiutata per gli Eurobond. Nel secondo caso non avrebbe alcun senso mettere in piedi una tale impalcatura quando potremmo trovare un modo molto più semplice per fare debito (vedi BTP) .
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b) saranno grants (sovvenzioni) o loans (prestiti) ? Nel primo caso si può ragionevolmente pensare di ricevere oltre il 15% del totale divenendo beneficiari netti (riceviamo più di quanto diamo) ? Purtroppo non riesco a credere a questa favola. Nel secondo caso andremo incontro ad un altro tipo di MES questa volta a lunga scadenza ?
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c) Nel caso in cui i titoli siano a lunga o lunghissima scadenza e il nostro Paese sarà come d’abitudine un contribuente netto (versiamo più di quanto riceviamo) alla fine pagheremo interessi su somme che saranno destinate anche ad altri paesi ?