Sicurezza ed Immigrazione

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I 10 COMANDAMENTI
del Movimento

Sicurezza ed Immigrazione

E’ opportuno dare ascolto ad una domanda di sicurezza sempre crescente che opera energicamente in tre direzioni: verso il Parlamento affinchè emani leggi più rigorose; verso le forze di polizia affinchè abbiano mano ferma nell’attività di prevenzione e repressione e, infine, verso l’Autorità giudiziaria affinchè la sua azione sia effettiva, rapida ed efficace. Non vogliamo che in Italia si creino presupposti per nuovi Bataclan o Molenbeek.

Una cosa é certa: le istituzioni non possono rimanere insensibili alla domanda di sicurezza che viene da una buona parte, se non dall’intera, collettività.

Sull’argomento la stampa ha sottolineato ripetutamente la gravità della situazione, talvolta senza approfondire granché le cause del fenomeno; non c’é dubbio, però, che essa é riuscita ad esprimere il disagio dei cittadini che si vedono progressivamente ridurre la qualità della vita quotidiana e che chiedono ormai con insistenza la concretezza dell’intervento penale. Certamente vi é una stretta relazione tra sicurezza e immigrazione essendo la prima influenzata sempre più dalla seconda, soprattutto come conseguenza degli sconvolgimenti migratori e delle guerre in corso nell’ultimo decennio. Scomponendo i due piani possiamo valutare il grado di sicurezza in rapporto alla produzione della sola criminalità interna ovvero a quello indotto dal fenomeno migratorio.

In relazione al primo punto il fenomeno della criminalità giovanile riveste la massima importanza in quanto i giovani possono essere alla stesso tempo vittime indifese ed artefici di spietati delitti. In ogni caso sarebbe necessario prevedere aggravanti specifiche quando i fatti vengono commessi in danno di minori, specie in riferimento ai reati di abuso sessuale. Cosi come appare necessario ridurre al minimo o eliminare del tutto il ridicolo istituto della “condizionale” ovvero quello della “deroga” in caso di reiterazione plurima dello stesso reato, come meglio in appresso specificato.

Per quanto riguarda la delinquenza ordinaria occorre intervenire sulle fattispecie di maggiore gravità come i furti negli appartamenti talvolta accompagnati dalla violenza sulle persone, gli omicidi, le violenze sessuali, i danneggiamenti e cosi via. Per questi delitti occorre agire sia sull’inasprimento delle pene e sia operando sulle norme processuali. Per tutti questi reati occorre ampliare la possibilità sia di arresto obbligatorio in flagranza sia di custodia cautelare in carcere rivedendo in senso più restrittivo i presupposti per l’adozione dei provvedimenti limitativi della libertà. Analogamente occorre attribuire al giudice il potere di emettere la misura anche “ex officio” con la sentenza di condanna nei confronti del recidivo infra quinquennale specifico; a tal fine il giudice deve poter acquisire i dati necessari non soltanto dal certificato penale ma anche direttamente dalla specifica banca dati, superando cosi i ritardi dell’aggiornamento del casellario. In ogni caso é necessario estendere il ricorso al rito direttissimo, vista la maggiore disponibilità dei giudici derivante dalla riforma della giustizia (vedasi il punto sub 4).

Per quanto riguarda il rito ordinario occorre razionalizzare le “sequenze processuali” eliminando attività e garanzie meramente formali senza intaccare il nucleo di quelle che costituiscono il modello del giusto processo, cosi come é necessario predisporre valide soluzioni normative onde scoraggiare attività strumentali volte al prolungamento del processo ben oltre la sua ragionevole durata e, in particolare, diretti alla prescrizione. E proprio in ordine a quest’ultimo istituto – tipicamente italiano – occorre essere fermi e chiari : la prescrizione va ridotta e non allargata come ha fatto recentemente il governo e cio’ in quanto i giudici devono essere richiamati ai loro doveri e prestare più attenzione ai processi in scadenza e non a quelli che assicurano visibilità mediatica con conseguente riflesso sulle loro carriere anche extra magistratura.

In relazione al secondo punto riguardante la sicurezza legata all’immigrazione occorre essere fermi e realisti senza perdere quelle qualità di bontà e di altruismo che contraddistinguono la CIVILTA’ ITALIANA dalle cosiddette civiltà progredite teutoniche o nordiche che dir si voglia. I fatti recenti hanno dimostrato che i controlli alle frontiere servono a garantire la sicurezza; e il nostro paese deve intervenire oggi per non replicare in futuro quanto già accaduto in Francia . Cosa fare in questo campo é facile da riassumere :

  1. Bisogna accettare che esiste una sola tipologia di immigrazione che si sposa perfettamente con la sicurezza : quella che é utile alla crescita ed allo sviluppo dell’Italia, cioé quella che é identificata dalle esigenze del mercato del lavoro.

Non a caso l’essere titolare di un contratto di lavoro é condizione essenziale per poter chiedere ed ottenere un permesso di soggiorno. In questa prospettiva si parla di immigrazione di qualità che si traduce automaticamente nel miglioramento delle condizioni economiche e sociali degli immigrati e delle loro famiglie, del loro senso di appartenenza ad un Paese ed alla sua società, della loro inclinazione a seguirne le regole ed a rispettarne le leggi, dato che proprio quelle regole sono la base della qualità delle loro vite.

  1. L’immigrazione legata all’effettivo svolgimento di un lavoro onesto e stabile deve essere facilitata da una normativa che tenga conto delle concrete situazioni presenti sul territorio nazionale e delle effettive possibilità economiche dei potenziali datori di lavoro. Cio’ significa che é necessario rivedere i delitti concernenti questo settore, e cioé il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a fine di lucro ed i reati, talvolta conseguenti, come la destinazione alla prostituzione, allo sfruttamento sessuale, allo spaccio di droga e ad altre forme di servitù che si accostano drammaticamente a situazioni di vera e propria schiavitù.
  2. Applicazione rigorosa delle norme che regolano la “concessione della cittadinanza” cosi come statuito nella legge 91 del 1992. Di tal che ai cittadini stranieri essa puo’ essere concessa :
  1. In caso di matrimonio, quando il richiedente straniero é coniugato con cittadino italiano e risiede legalmente in Italia da almeno 2 anni dalla sua celebrazione;
  2. allo straniero del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado sono stati cittadini italiani per nascita o che é nato nel territorio italiano e, in entrambi i casi, vi risieda legalmente da almeno tre anni;
  3. allo straniero maggiorenne adottato da cittadino italiano che risiede legalmente nel territorio italiano da almeno cinque anni successivamente all’adozione;
  4. allo straniero che ha prestato servizio, anche all’estero, alle dipendenze dello Stato Italiano;
  5. al cittadino di uno stato UE se risiede legalmente da almeno 4 anni in Italia;
  6. all’apolide ed al rifugiato che risiede legalmente da almeno cinque anni in Italia ai sensi dell’art. 16;
  7. allo straniero che risiede stabilmente in Italia da almeno 10 anni.
  8. ai figli minori conviventi di chi acquista la cittadinanza italiana nei casi sopra riportati.

La sicurezza non é dunque un concetto astratto e da evocare solo quando si verificano delitti efferati o stragi sanguinarie , essa é qualcosa che va coltivata ogni giorno e programmata con serietà e lungimiranza. Ecco perché oggi é il momento di dire di si a coloro che rispettano la legge italiana e dire no a coloro che la negano. E’ il momento di accogliere le richieste di chi ha un lavoro onesto e di conseguenza di risiedere sul suolo italiano ed il dovere di contribuire alla crescita economica e sociale dell’Italia . E’ il momento di contrastare con fermezza l’immigrazione irregolare o clandestina, causa di situazioni di estremo degrado al cui interno cresce sempre di più l’illegalità.