Scuola e Pubbica Amministrazione

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I 10 COMANDAMENTI
del Movimento

Scuola e Pubblica Amministrazione

Dove occorre coniugare l’autorità con la responsabilità attraverso processi di valutazione costanti con i quali si possa arrivare a riconoscere il merito

Alla luce degli accadimenti conseguenti alla prima attuazione della riforma, che ha provocato, tra i docenti, non poche perplessità fino al disorientamento,  riteniamo di dover richiamare l’attenzione dei cittadini che ci seguono e soprattutto dei responsabili della politica dell’istruzione, soprattutto del Ministro della Pubblica istruzione e del  Presidente del Consiglio in carica, sulle  riflessioni del nostro movimento, e sule conseguenti proposte, alcune delle quali comportano interventi strutturali della massima urgenza.

            Possiamo distinguere le nostre valutazioni sugli effetti della legge 107/2015 (cosiddetta della “buona scuola”)   in POSITIVE (+)  e NEGATIVE  (-)

  • Immissione in ruolo della quasi totalità dei docenti che ne hanno fatto richiesta(+)

 “Principio” della valorizzazione del MERITO, sia sotto il profilo economico che per la scelta della sede e/o scuola di servizio.(+)

  • Itroduzione della pianificazione pluriennale dell’offerta formativa con la possibilità di integrarla e perfezionarla all’inizio di ogni anno(+)

Potenziamento delle attività scolastiche con posti aggiuntivi rispetto al tradizionale organico  di diritto a sosteggno della progettualità per una didattica  innovativa.(+)

 A queste potenziali positività fa riscontro una realtà di fatto che evidenzia aspetti dell’organizzazione che non lasciano intravedere segnali per  crescita della qualità  del livello dell’istruzione che dovrebbe accompagnare il progetto governativo.

Ecco i più evidenti :

  • I precari storici, che costituiscono la parte più importante dei soggetti dell’educazione, continuano la loro protesta spostandone il fronte dalla richiesta della stabilità dell’impiego (posto fisso) alla garanzia della sede “non disagiata”. La conseguente mancanza di serenità spinge la maggior parte di essi a restare fuori, dal progetto della “Buona scuola” che per la sistemazione (sanatoria) aveva posto la “contropartita della qualità”.(-)
  • In gran parte del Paese il potenziamento è stato vanificato dalla carenza di quella progettualità che proprio i docenti ad essa destinati  avrebbero dovuto sostenere. Nelle regioni  del nord la Scuola dà addirittura  segnali di un nuova emergenza per coprire le cattedre della maggior parte delle discipline, soprattutto quelle scientifiche.(-)
  • Il sistema di reclutamento a “Fasi” ha portato, ad anno scolastico ormai inoltrato, ad assegnare all’organico potenziato (  a sostegno della qualità) i docenti con minore punteggio (Fase “C”)  con  il DOVERE di assumere il ruolo di progettisti , per il quale, ovviamente sono necessarie competenze specifiche, esperienze e carisma, acquisibili solo nel tempo e con metodo.(-)
  • La formazione in servizio non trova ancora un riscontro adeguato nella prevista  macrostruttura telematica  che dovrebbe essere in grado di  garantire alle scuole di effettuare scelte coerenti con i propri piani.(-)
  • La redazione dei Piani dell’Offerta formativa  passati, a partire dall’anno scolastico in corso, da annuali a triennali (da POF a PTOF)  ha  risentito inevitabilmente della carenza, in una parte importante del corpo docente, di un adeguato repertorio di competenze per una progettualità che richiede capacità di analisi e visione strategica (-)
  • Sono emerse inadeguatezze e inattitudini al ruolo da parte di coloro che sono stati “sorpresi”  dalla scelta del Governo  di voler abbinare la sanatoria alla innovazione didattico–organizzativa. (-)
  • Gli iscritti nelle graduatorie d’Istituto per le supplenze che non sono ancora in possesso dell’abilitazione e sono stati chiamati a coprire posti lasciati paradossalmente liberi dagli immessi in ruolo. Una grande parte delle migliaia di neo insegnanti che si trovano in questa situazione viene utilizzata nel sostegno ai ragazzi portatori di disabilità di vario titolo, in posti per i quali è prevista una specializzazione universitaria, che non posseggono.(-)
  • Le singole scuole non hanno potuto ( in molti casi non hanno voluto) assumere criteri di valutazione omogenei per la chiamata diretta dei docenti delle diverse discipline,(-)
  • La valutazione prevista per la definitiva  conferma dell’assunzione in “ruolo”, affidata al comitato presieduto dal dirigente ,, si è rivelata una pura formalità burocratico-amministrativa sia perché non sono stati fissati i requisiti di competenza per l’individuazione dei docenti “valutatori” sia per la genericità dei criteri da utilizzare per la valutazione  al termine del cosiddetto anno di formazione (-)

Il quadro delle negatività sembra sufficientemente ampio per poter dire che siamo molto lontani dalla “buona scuola” che la legge 107 intenderebbe realizzare.

Per affrontare  in maniera propositiva  il problema della Scuola  Civiltà Italiana aveva individuato come priorità assoluta la necessità di far acquisire agli insegnanti di tutte le discipline  una specifica preparazione in ambito pedagogico-didattico-relazionale attraverso creazione  di percorsi  caratterizzanti per coloro che  aspirano ad andare in cattedra nelle scuole italiane, soprattutto in quelle ad indirizzo scientifico.

Ora siamo alla nuova forma di reclutamento degli insegnanti che prevede le seguenti fasi:

1) concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale;

2) percorso di formazione iniziale, tirocinio e inserimento nella funzione docente (FIT), differente fra posti comuni e di sostegno, che ha durata triennale e carattere selettivo con prove di verifica intermedie e finali;

3) accesso ai ruoli a tempo indeterminato, previo superamento delle valutazioni intermedie e finali del percorso formativo di cui sopra che conducono all’assunzione a tempo indeterminato.

4)  inserimento obbligatorio nel piano degli studi di materie a carattere pedagogico didattico per ventiquattro crediti formativi

 Al primo impatto le iniziative intraprese in questa direzione  dall’attuale Ministro Fedeli  possono apparire in linea con le proposte pubblicate da Civ..Ital. nello spazio dedicato alla Scuola e all’Università all’indomani della emanazione della Legge 107/2015.  Esse però  presentano una carenza non indifferente quando non dettano inequivocabili  linee guida per l’individuazione dei soggetti deputati a sostenere i futuri insegnanti nel difficile approccio con i bambini prima e con gli adolescenti dopo. Se è impossibile “INSEGNARE AD INSEGNARE”, non lo è riuscire a creare una rete di protezione per le nuove generazioni nei confronti di incapaci e presuntuosi. Secondo Civiltà Italiana è necessario “task force” da impiegare nelle Università e nelle scuole per sopperire alle carenze, denunciate ripetutamente dal nostro Osservatorio deve essere costituita da ricercatori e autentici amanti della cultura e la selezione dovrà essere spietata. Prevedendo premi per i meritevoli ma anche  penalizzazioni per chi va a scuola a “scaldare la sedia”.

 A mezzo secolo di distanza dal cosiddetto “sessantotto”, sul fronte della qualità degli operatori scolastici si pagano ancora le conseguenze del “6 politico” divenuto per estensione “27 politico”, slogan emblematici di una paradossale “lotta al merito”.

 Infine  Civiltà Italiana individua nella valorizzazione dello studio del territorio un elemento determinante per dare forza alla tradizione e alla famiglia, contenitori inesauribili di quei valori che rischiano di  volatilizzarsi  con l’irrompere della globalizzazione che, per dirla con Zygmunt Bauman, favorisce la liquefazione della società. Tradizione non significa arretratezza, ma capacità di analisi a livello di valori assoluti e tensione al rinnovamento nella continuità, la scuola, i genitori e i responsabili della cosa pubblica non possono sottrarsi.