Il nostro dialetto nel cuore della romanità
di Monica Di Renzo
Il teatro è così infinitamente affascinante perché è così casuale. E’ come la vita., cosi Arthur Miller.
Come è stato casuale l’incontro con Antonio Giuliani, attore e comico di grande spessore, che mi ha catapultata nel mondo del teatro senza che me ne accorgessi. Mi chiese di partecipare ad un suo laboratorio teatrale e io, sempre curiosa e con molta voglia d’imparare. risposi con un convinto “si”.
Forse pochi sanno che Antonio è di origini abruzzesi e credo che le mie origini marsicane lo spinsero a scegliermi per il monologo in dialetto.
Aver fatto esperienza teatrale al “Puff” storico locale trasteverino, fondato da Lando Fiorini nel 1968, orgogliosa di essere stata scelta in un luogo della cultura romana, nel cuore della romanità, il tempio del dialetto romanesco, dove sono passati i più grandi attori Enrico Montesano a Gianfranco D’Angelo, da Toni Ucci a Leo Gullotta, Maurizio Mattioli, Olimpia Di Nardo e non ultimo Antonio Giuliani,.
Sono salita poi sul palco del Teatro dei Marsi, a fianco del mio Mentore in occasione della serata di beneficenza a favore della Casa dell’Associazione “Edoardo Marcangeli”, che ospita a Roma i genitori dei ragazzi ricoverati al “Bambino Gesù” mi ha confermato in me il fascino di cui parla A. Mille. Le emozioni nel camerino, dietro le quinte, non si possono dimenticare. Il teatro mi ha portato in un mondo che era “al di fuori di me” ma che, nello stesso tempo inconsapevolmente, sentivo che era “parte di me”.
Tutto ciò grazie al dialetto, elemento ineludibile nella cultura di ciascun territorio. Ritengo giusto sostenerne l’inserimento nei programmi scolastici nell’ambito della proposta di legge sullo Studio del territorio redatta dal prof. Pierluigi Palmieri, pubblicata in “Il cilindro nel Coniglio” il manuale per una politica senza trucchi di Civiltà Italiana. Aver rappresentato la Marsica con la mia voce, mi ha ovviamente emozionato e allo stesso tempo entusiasmato. Inserisco qui di seguito il testo del monologo in “avezzanese”, che, mentre la mia laurea in economia mi spingeva verso ben altri lidi, mi ha dischiuso le porte dell’affascinante mondo del teatro. Voglio così contribuire al progetto di “Laboratorio Civiltà Italiana”, che vuole far emergere il potenziale della Marsica in termini di risorse umane e di sostanza culturale.