ALITALIA : ULTIMO ATTO ?

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Mario Travaglini inaugura la sua rubrica

“Valore&Valori” su Centralmente.Com

E’ uscito il Numero ZERO di Centralmente La Rivista (www.centralmente.com) e tra le rubriche spicca quella a cura di Mario Travaglini con il titolo emblemtico Valore & Valori.

L’intento è quello di incoraggiare i lettori più attenti del giornale a cogliere le dissonanze che emergono dallo “spartito”  composto dai politici rispetto ad un modello economico-finanziario  ideale e  alternativo del nostro Paese.          

Inauguriamo questa rubrica affrontando un tema divenuto negli ultimi giorni davvero scottante. Cercheremo di farlo utilizzando termini semplici ben sapendo che gli argomenti economici e finanziari sono spesso schivati perché  o troppo tecnici o  troppo accademici. Inutile andare a ritroso nel tempo e ripercorrere le tappe di un disastro che  solo adesso diviene esplosivo ma che ha radici lontane, quando Alitalia veniva utilizzata dalla politica quale ufficio di collocamento per tenere in piedi la sua fabbrica di voti o quando venivano assegnati compensi stratosferici ad amministratori incompetenti sebbene la società vivesse in una fase di prolungata crisi industriale e finanziaria con i conti in progressivo peggioramento tanto da accumulare dal 2000 in poi oltre 12 miliardi di perdite. Sappiamo tutti che queste perdite sono state sistematicamente ricoperte dalla Stato forzando sia le indicazioni della Comunità Economica Europea sia le regole del mercato libero secondo cui le aziende che non reggono la concorrenza debbono essere poste in liquidazione o  fallire, così come avvenuto per Sabena, Swissair, Virgin ed altre compagnie.  La domanda a cui oggi dobbiamo dare risposta è se i criteri sopra enunciati sono ancora fondati  ovvero esistono elementi validi per chiedere ulteriori deroghe che portino ad un concreto e credibile piano industriale in grado di rilanciare il trasporto aereo italiano.

Sebbene la vocazione liberista mi spinga a considerare il mercato come unico regolatore della vita delle imprese debbo invocare, in simile frangente,   l’intervento dello Stato per mettere fine ad una competizione viziata da fattori di potenza e da una evidente concorrenza sleale esercitata da Air France e Lufthansa. Queste due compagnie pur ricevendo sostanziosi aiuti di stato, come del resto tutte le altre compagnie di bandiera, con impudenza hanno chiesto alla Commissione Europea di eliminare  la concorrente Alitalia  con lo scopo non solo di dividersi le spoglie ma di rimanere come players principali nella competizione turistica post covid che si annunzia già da ora ricca di utili sia diretti che indotti . Ma l’importanza di avere una nostra compagnia di bandiera va ben oltre l’aspetto puramente economico essendo in corso una competizione geopolitica sull’orientamento dei flussi turistici dalla quale non possiamo rimanere fuori pena la emarginazione dell’intero settore legato alle vacanze.  Alitalia quindi deve essere giocoforza rilanciata connettendola in modo sinergico con tutti gli altri mezzi di trasporto (ferrovie, linee su gomma, taxi), con le agenzie di viaggio e con la rete enogastronomica di eccellenza  al fine di trasformare il flusso turistico in flusso di capitale, tenendo sempre a mente che l’intero settore, tra movimenti interni, esterni ed indotto, vale quasi il 20% del PIL.

Tutto questo è auspicabile non solo per conservare la nostra italianità ma anche per evitare di buttare al vento i 12 miliardi di Euro già spesi nel tempo . La rubrica tornerà sul tema Alitalia, ma ovviamente non trascurerà di mettere il “becco” sulle altre voci del restante 80% del Prodotto Interno Lordo e sull’attualità economica e finanziaria con particolare riguardo ai temi inerenti il risparmio e gli investimenti.

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