Arriverà il MES…sia ?

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Arriverà il MES…sia ?

Dopo un rovente novembre 2019, durante il quale il tema del MES ha occupato la politica ed i media in estenuanti e poco argomentate discussioni, spesso sostenute da motivi di appartenenza politica e non, invece, da oggettive valutazioni giuridiche, economiche e finanziarie, siamo oggi scivolati, ormai privi di forze per l’estenuante  lotta contro il virus Corona, a dover riparlare del MES. Premetto che sarà un intervento leggero che metto in campo volentieri sol perché sollecitato da alcuni amici del “Laboratorio” senza attendere l’esito delle trattative in corso in seno all’Eurogruppo.

Innanzi tutto i fatti. Il 21 giugno 2019 il Presidente del Consiglio Antonio Conte ha sottoscritto la bozza definitiva per l’introduzione del “Meccanismo Europeo di Stabilità”, insieme a tutti gli altri capi di governo dei 19 paesi che utilizzano l’Euro.

Un documento definitivo che una volta ratificato avrebbe reso ancora più pericoloso il ricorso all’uso dei fondi da parte dell’Italia e ciò in quanto il nostro Paese non rispetta i parametri di Maastricht. Il paradosso è che pur essendo obbligati a contribuire con 125 miliardi alla formazione del fondo di 750  di fatto non avremmo avuto alcuna possibilità di utilizzarlo se non accettando di metterci in casa la famosa TROIKA (chiedere ai Greci). In questi giorni il nostro  Presidente del Consiglio ha evocato un uso del MES fuori da queste regole e senza restrizioni, nel senso che il maggior debito avrebbe dovuto trovare copertura attraverso i fondi in esso stabiliti. La risposta dei Paesi del nord attraverso.. il direttore Klaus Regling è stata  del tutto  negativa. Potremmo chiuderla qui, ma ho il dovere di riferire che vi sono colloqui in corso del tutto riservati  per riaprire la partita. Una partita che potrebbe rivelarsi pericolosissima per noi tutti. Provo a chiarire.

Oggi il Fondo ha una capacità nominale di 410 miliardi. Per averli concretamente in cassa dovrebbe richiamare il capitale residuo che gli Stati avevano preso impegno di versare. L’Italia avendo già trasferito 14 miliardi sarebbe tenuta ad una contribuzione a saldo pari 111 dei 125 miliardi complessivi dovuti. Insomma per averne 100 dovremmo sborsane  ancora 111. Ma non è finita qui. Infatti se leggiamo bene alcuni passaggi del comunicato di Mario José Centeno, Presidente dell’Eurogruppo, la lettera da questi spedita al Presidente del Consiglio Europeo Michel  e la risposta di Klaus Regling, Direttore del MES, ci possiamo rendere conto del rischio a cui il nostro Paese potrebbe essere esposto. A puro titolo conoscitivo riporto qui di seguito gli stralci :

  (.. “le caratteristiche  di questo strumento devono essere coerenti con la natura simmetrica ed esogena  dello shock da covid19  e questo è altrettanto vero per qualsiasi  annessa condizionalità”);

( essa deve essere intesa come …… “linea aggiuntiva di difesa  e funzionerebbe come una assicurazione per proteggerci contro la crisi in atto, mirata nel breve termine a rispondere alla crisi del coronavirus e nel più lungo termine i Paesi dovrebbero tornare in equilibrio”);

(……”i fondi saranno usati per le spese relative all’emergenza sanitaria ed alla risposta economica alla crisi. Su questi temi focalizzeremo le nostre condizioni”);

(…… gli aiuti andranno  erogati nell’ambito delle norme del trattato sul MES).

Ho la sensazione che ad una fase iniziale di facile accesso al MES con regole leggere e pochi vincoli possa seguirne un’altra ben più rigida con il richiamo a quelle norme previste dal testo originario e mai modificate. Insomma una imboscata perfetta. Conclusione : se le regole del MES non vengono modificate dal punto di vista giuridico meglio starne alla larga .

Prima di chiudere vorrei richiamare la vostra attenzione sulle proposte che CIVIT ha messo sul tavolo dal l’11 marzo scorso ed alle quali la politica europea ha risposto con la solita irresolutezza e le solite divisioni. L’Eurogruppo a cui fa capo la decisione sugli Eurobond sta cercando di guadagnare tempo in maniera ripugnante tanto da ridare vita a vecchi rancori. Se la Commissione Europea e la BCE  avevano permesso di segnare mezzo punto a favore degli europeisti con lo stanziamento di 750 miliardi, la politica lo ha azzerato  facendo un grande favore ai cosiddetti euroscettici  che da molto tempo sostengono che l’Europa non esista. Ebbene questa Europa smisurata dei 27, che si era dimostrata impacciata, poco reattiva, se non addirittura deleteria ai tempi della crisi dei subprime del 2008, si trova oggi di fronte ad una scelta cruciale : dimostrare di essere una Unione e condividere i maggiori debiti che scaturiranno a seguito di Corona ovvero certificare il suo decesso.

Mario Travaglini

31/3/2020



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