30 marzo 2016
Osservatorio Sicurezza ed Immigrazione
La tragica attualità degli attentati di Parigi e di Bruxelles ha mostrato al mondo intero come l’inconsistenza politica abbia consentito la formazione di un intero quartiere – Molenbeek – nel cuore della capitale dell’Europa, permettendo all’islamismo radicale di installarsi,ramificarsi e consolidarsi senza alcun tipo di controllo.
In molti hanno denunciato la responsabilità e la leggerezza delle autorità belghe in questa deriva che lega comunitarismo e terrorismo. Essi hanno senza dubbio ragione. Ma, alla fine, dobbiamo avere la lucidità ed il coraggio di dire che molti “Molembeek”, ancorché silenti, si sono installati nel cuore delle nostre città e,forse, anche nei centri minori. Tutti noi osserviamo il fenomeno senza reagire. I commerci comunitari stanno progressivamente scacciando quelli tradizionali. I luoghi di culto islamico si moltiplicano a vista d’occhio. In alcuni quartieri é evidente il legame tra miseria sociale ed economia sotterranea, dove Il traffico di droga é diventato la prima fonte di reddito ed il trafficante é visto come un modello da copiare. Di conseguenza, il passaggio tra comunitarismo e radicalizzazione, tra delinquenza e djihadismo si realizzano con sempre più naturalezza .
Come siamo arrivati a questo punto ? Come l’Europa illuminista puo’ consentire di essere sottomessa ad un oscurantismo religioso ed alla legge della violenza islamici ? Se questa Europa non vuole manifestare un atteggiamento deciso e coraggioso assumendo tutte quelle decisioni che l’urgenza del caso richiede occorre dire con fermezza che l’Italia non può diventare una gigantesca Molembeek.
Per questo noi dobbiamo rompere con i piccoli accomodamenti e le grandi vigliaccherie di questi ultimianni che hanno indebolito, se non addirittura annullato, le autorità territoriali preposte al controllo dell’ordine pubblico. Per questo dobbiamo restaurare la nostra identità nazionale come diga invalicabile al multiculturalismo. Per questo dobbiamo smetterla di sacrificare le nostre tradizioni, la nostra cultura e la nostra maniera di vivere per facilitare l’integrazione di coloro che non le vogliono assimilare.
Smettiamola, perbacco, di diluire la storia d’Italia. Smettiamola di permettere di rivendicare diritti senza che siano rispettati dapprima i doveri. Smettiamola di barattare il patrimonio della notra civiltà con una non meglio specificata “diversità”.
Le nostre prospettive sull’avvenire dipendono sia dalle misure da prendere come Stato e sia dalla capacità collettiva di far cadere tutti i tabù che per troppo tempo hanno impedito qualsivoglia azione coraggiosa.
Insomma non é ancora troppo tardi per riappropriarci delle nostre libertà attraverso le quali abbiamo costruito la nostra CIVILTA’. Ma bisogna fare in fretta .
Mario Travaglini
30/03/2016