Osservatorio Scuola e Pubblica Amministrazione
Nuovi Concorsi: La Scuola al bivio tra “buona” preparazione e “ope legis” ? Non dimentichiamci delle botte
di Pierluigi Palmieri
In questi giorni di tensione per migliaia di aspiranti al posto di insegnante, mentre il nuovo Ministro sembra voler dare una parvenza di serietà alle prove di esame, i sindacati storici, in difficoltà di consensi rispetto a quelli nati più di recente sull’onda della protesta dei precari, annunciano uno sciopero per fare uno sconto sulla verifica della preparazione ai cosiddetti precari. In altri termini si dà per “scontata” un’adeguata preparazione di tutti coloro che sono in servizio. Tra gli insegnanti non di ruolo ci sono migliaia di laureati e specializzati che hanno le capacità e la voglia di contribuire alla crescita umana e culturale dei loro alunni, ma c’è anche una buona percentuale di persone non adatte al compito. Non devono passare nel dimenticatoio i fatti di “cronaca nera” che descrivono situazioni paradossali nei rapporti tra i docenti e i loro alunni e tra i genitori di questi e gli insegnanti, che hanno come principale denominatore comune le botte. Le parole chiave (in corsivo ) di questo mio breve cappello all’articolo di Tuttoscuola che condivido qui di seguito, rispecchiano quanto ho scritto su libri, riviste e ribadito sui siti credici.eu e civiltà-italiana.eu, nei quali ho sottolineato la contraddizione che pervade la nostra scuola soprattutto dopo la pubblicazione della legge 107/2015 dal titolo “La buona scuola”, che alla luce di quanto avvenuto nel quinquennio che ne è seguito appare sempre più beffardo. Infatti oggi si pretende una scuola di qualità con docenti al passo con i tempi, si pretendono capacità logiche, attitudini al ruolo, voglia di studiare e di crescere in competenza, e soprattutto di… leggere, ma si propone che la verifica concorsuale non sia “seria”.
Appare chiaro che pretendere serietà non conviene a quei sindacati, vecchi e nuovi, che, per motivi di proselitismo, fanno rivendicazioni a carattere “occupazionale”, quindi non rispondono alla richiesta esplicita di pronunciarsi sulla necessità di verificare le attitudini ed il livello di preparazione degli insegnanti, prima di autorizzarli ad andare in cattedra in via definitiva e anche di non far passare l’assunzione degli ispettori ope legis. Con tanti saluti alla “conoscenza” e alla cultura di cui i grandi sindacati continuano, a parole, a dichiarasi paladinii.”O no?”.
( N.B. di seguito l’articolo pubblicato su Tuttoscuola della scorsa settimana)
Concorso straordinario e interesse generale*
Sulle regole del gioco per il concorso straordinario per la scuola secondaria per l’immissione in ruolo di 24 mila docenti si sta consumando uno scontro frontale tra Governo e sindacati. Nel frattempo l’obiettivo di far trovare in classe questi docenti a settembre è a rischio.
Una domanda di fondo: visto che è interesse superiore, certamente condiviso da tutte le parti in causa, che in cattedra salgano docenti preparati e pronti ad aggiornare la propria professionalità nei prossimi venti, trenta o più anni di servizio, quale problema c’è a fare una verifica seria di queste condizioni? Questi docenti hanno reso finora un importante servizio alla scuola italiana (del quale bisogna essere grati) pur lavorando in condizioni difficili per non dire in alcuni casi ignobili (e su un nuovo sistema di reclutamento e di gestione delle supplenze Ministero e sindacati dovrebbero lavorare). Se sono anche competenti, non avranno problemi ad affrontare e superare con serenità la prova concorsuale. Concorso straordinario non può significare concorso che non attesti un adeguato livello di preparazione, su questo si ritrovano tutte le parti (o no?) e intorno a questo presupposto si può trovare un accordo.
Un principio di buon senso che varrebbe per qualsiasi attività produttiva, a conduzione familiare o di grande impresa, che dovesse assumere a tempo indeterminato una risorsa. A maggior ragione vale se lo Stato (cioè tutti noi) assume – come in questo caso – 24 mila persone con un costo annuale di oltre 800 milioni all’anno (per una media di 25 anni di servizio fanno circa 20 miliardi di euro in stipendi per questo contingente di neo assunti). Una verifica adeguata delle competenze (per non parlare di quelle psicoattitudinali che pure andrebbero scrutinate, ma chissà quando se ne parlerà), va fatta, diciamo anche “per sicurezza”.
Analoghe considerazioni si possono fare per l’emendamento al Senato finalizzato a far passare ope legis nei ruoli dei dirigenti tecnici diversi docenti, dirigenti scolastici e personale esterno che ricoprono attualmente un incarico di dirigente amministrativo E’ così che il Parlamento offre il proprio contributo? Chi siederà sulla delicata poltrona di ispettore deve dimostrare adeguate competenze attraverso un concorso pubblico. Chi ha già svolto un incarico di dirigente amministrativo si troverà avanti nella preparazione del concorso con buone probabilità di superarlo, piuttosto che saltarlo a piè pari per la compiacenza di qualche parlamentare e la distrazione degli altri che votano.
Primum l’interesse generale, deinde quello delle singole categorie.
Tornando al concorso straordinario, piuttosto – fosse per noi – sposteremmo l’attenzione su un solido percorso di accompagnamento professionale nel primo periodo per coloro che avranno dimostrato la loro preparazione superando un concorso serio. Ci piacerebbe un sindacato che avanzasse queste istanze e un Ministero che avesse la lungimiranza di occuparsene e di garantirle. Anche questa è la scuola che sogniamo.
Gli studenti, le famiglie, la società si aspettano questo da una grande istituzione come la scuola, e quindi da tutte le componenti che la rappresentano.
*(Fonte Tuttoscuola del 12 febbraio 2020)